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martedì 26 settembre 2023

Skeletal di Andrewsarchus

Introduzione

Skeletal drawing dell'olotipo di Andrewsarchus mongoliensis.

Ultimamente ho realizzato e pubblicato uno skeletal di Andrewsarchus, un artiodattilo piuttosto enigmatico. 

Stiamo parlando di uno dei più grandi mammiferi predatori terrestri mai esistiti, con un peso stimato di circa 1700 kg. L'altezza al garrese è ignota, dato che non si ha nessun elemento postcranico dell'animale.

Andrewsarchus mongoliensis è una specie rappresentata da un unico cranio trovato in Mongolia e descritto da Osborn nel 1924.


Illustrazione di Osborn, 1924

In questo testo si discuterà sul possibile aspetto di questo animale e come abbia influenzato la realizzazione dell'artwork finale.

La mandibola di Andrewsarchus?

L'unico fossile noto di Andrewsarchus mongoliensis è un cranio quasi completo (completo se le ossa mancanti da un lato vengono sostituite con la propria controparte simmetrica rispetto all'asse longitudinale del cranio) proveniente dalla Mongolia, Formazione Irdin Manha.

Un'altra specie basata su resti frammentari, Andrewsarchus crassum, è stata istituita nel 1977.

Un genere istituito nel 1959 da Chow, però, potrebbe essere con grande probabilità un sinonimo junior di Andrewsarchus (O'Leary, 1998). Il genere in questione è Paratriisodon, e fortunatamente il suo record fossile comprende una porzione della mandibola, in particolare tutto il ramo orizzontale.

Mandibola di Paratriisodon henanensis


Equazioni inverse per ottenere le dimensioni generali del corpo

Per provare ad ottenere le dimensioni generali di Adrewsarchus ho utilizzato una formula inversa applicata ad un modello standard di entelodonte. Per ottenere la massa ho utilizzato i metodi descritti da Engelman (2022). La OCW (occipital condyles width) del cranio risulta circa pari a 21,1 cm.

Utilizzando un modello di regressione del paper (con leggero overfitting), si ottiene una massa che può essere approssimata a un numero tondo che può variare da circa 1152 a 1900 kg.

Scalando i crani di vari entelodonti alla lunghezza condilobasale di Andrewsarchus otteniamo una OCW media di circa 18 cm. Entrambi i casi superano il logaritmo naturale di valore 5, e rientrano nello stesso range di massa. 

La OCW misurata su un cranio di ippopotamo (DUNUC 1990, SL = 60 cm) risulta di 16,28 cm. Considerando il range dimensionale di Hippopotamus amphibius possiamo arrivare facilmente a lunghezze del cranio di circa 68 cm e OCW di 18 cm. Questo significa che un grosso ippopotamo può pesare quanto un entelodontide pur avendo un cranio mediamente più corto. 

Facendo un rapporto tra lunghezza del cranio e lunghezza totale dell'animale con coda esclusa, otteniamo per gli entelodontidi un valore di circa 0,269 (84,6/314 cm, misurato su Daeodon), mentre per gli ippopotami abbiamo un rapporto di 0,21 (65/300 cm). Gli ippopotami hanno uno scheletro assiale, dunque, più lungo in proporzione rispetto agli entelodontidi, compensando però, con appendici scheletriche relativamente corte. Oltre all'utilizzo dell'inferenza filogenetica si deve fare attenzione anche alla paleobiologia dell'animale. Purtroppo, non avendo lo scheletro postcranico di Andrewsarchus, non si hanno molte informazioni sul suo comportamento. La struttura ei denti, come suggerito da Szalay e Gould (1966), indica una probabile dieta onnivora, simile a quella degli entelodontidi. 

Lo studio di Rivals et al., (2023), propone, tramite analisi dei caratteri di adattamento morfo-fisiologici e analisi della struttura dei denti, che gli entelodontidi fossero generalmente degli animali onnivori, ma non dei predatori attivi come si è sempre inferito in passato. Lo studio è comunque parzialmente limitato ad Entelodon, e il record fossile di animali come Archaeotherium mostrano probabili scenari di predazione più o meno attiva. Non è ancora chiara quale fosse la posizione di questi animali all'interno delle reti trofiche dei rispettivi ambienti, ma è quasi certo che la loro dieta fosse onnivora, analogamente ad altri artiodattili come i suidi. 

La morfologia dei denti e la posizione filogenetica attuale di Andrewsarchus ci permettono quindi di ipotizzare uno stile di vita simile a quello degli entelodontidi, escludendo quindi, per il momento, adattamenti allometrici alla vita acquatica.




Reference

1857-, O. H. F., d., O. G., & Central Asiatic Expeditions (1921-1930). (1924). Andrewsarchus, giant mesonychid of Mongolia. American Museum novitates ; no. 146. Retrieved from https://digitallibrary.amnh.org/handle/2246/3226


Asiatic Mesonychidae (Mammalia, Condylarthra). (n.d.). Bulletin of the AMNH.


Spaulding, M., O’Leary, M. A., & Gatesy, J. (2009). Relationships of Cetacea (Artiodactyla) among mammals: Increased taxon sampling alters interpretations of key fossils and character evolution. PloS One, 4(9), e7062. doi:10.1371/journal.pone.0007062


Yu, Y., Gao, H., Li, Q., & Ni, X. (2023). A new entelodont (Artiodactyla, Mammalia) from the late Eocene of China and its phylogenetic implications. Journal of Systematic Palaeontology, 21(1). doi:10.1080/14772019.2023.2189436


martedì 28 marzo 2023

PALEOARTE: come sta procedendo?

 Introduzione

Chi mi conosce sa quanto sia immerso nel mondo della paleoarte e dell'illustrazione scientifica, e oggi vorrei spendere due righe per fare un piccolo "recap" sulla situazione paleoartistica attuale e per esprimere qualche considerazione personale sull'argomento trattato.

Miglioramenti?

Dal 1830 in poi sono state realizzate innumerevoli illustrazioni raffiguranti specie estinte. La domanda che spesso ci poniamo è: "Quanto è migliorata la Paleoarte da allora?"

Idealmente, tale domanda, dovrebbe essere considerata "retorica" sotto certi punti di vista.
In parole povere: se la Paleoarte viene considerata come una branca dell'Illustrazione naturalistica allora deve possedere la stessa base: l'accuratezza scientifica. 
Fissato questo punto possiamo affermare che parte della qualità di un'opera paleoartistica dipende da quanto i soggetti e gli ambienti raffigurati siano scientificamente accurati (considerando lo stato delle ricerche in relazione all'anno di produzione dell'opera). 

L'aspetto puramente grafico, e quindi "estetico", delle paleoarti è un dato che dipende dalla tecnica dell'artista, e dunque, a parer mio, non intacca l'accuratezza dell'opera.

Spesso, guardando le opere paleoartistiche ottocentesche, si tende ad associare certi autori a figure incompetenti nel loro campo. In realtà le paleoarti seguono semplicemente le ricerche del loro tempo.
È dunque ovvio che nel 2023 una paleoarte degli anni '90 possa risultare poco accurata.

Detto questo passiamo al presente: come si sta evolvendo lo scenario paleoartistico nel mondo?

I "Meme" paleoartistici

"A pack of Deinonychus attacking the herbivore Tenontosaurus", John Sibbick.


Dei "grandi" della Paleoarte c'è ben poco da dire, sono considerati "grandi" per un motivo, e non è di loro che voglio parlare in questa sede.

Molti paleoartisti emergenti e "in erba" iniziano il loro percorso paleoartistico ispirandosi ad artisti già noti. 
Di base, questo modo di fare, non è necessariamente errato, dato che all'inizio non si hanno vere e proprie basi per poter produrre dei pezzi unici. 
Le cose incominciano a cambiare quando a seguire le "mode" sono paleoartisti che operano da molto tempo nel loro campo:
Da quando è nata la Paleoarte ad oggi si sono creati innumerevoli stereotipi (o "meme" se vogliamo usare un'altro termine) che hanno involontariamente influenzato il mondo paleoartistico.

Senza andare troppo indietro nel tempo possiamo citare l'esempio della nota saga di successo "Jurassic Park", la quale viene ancora scambiata per documentario da tantissime (e aiutatemi a dire tantissime) persone. 
I sauropodi elefanteschi e i ceratopsidi dalle mani da rinoceronte sono figure che ancora oggi invadono le bacheche di Instagram e gli articoli pseudodivulgativi sul web. 

Jurassic Park non è, però, l'unica fonte di "problemi" attualmente presenti nel mondo paleoartistico.
I documentari, spesso, la fanno da padrone in questo campo. Nei vari media, vi sono ancora teropodi che ruggiscono per minacciare l'avversario o mandrie di erbivori che proteggono i propri piccoli analogamente agli odierni artiodattili. 
Spesso, i "documentari" si rifanno proprio ad alcuni luoghi comuni presenti in Jurassic Park, creando così un ciclo continuo che ha portato alla creazione dell'attuale comunità a tema "Paleo" di AwesomeBros. Non mi dilungherò sulla descrizione di queste figure perchè non meritano nemmeno una riga di presentazione.

Tolti questi soggetti dagli atteggiamenti e pensieri "bambineschi", bisogna riconoscere che alcuni meme derivati dai "paleomedia" sono tutt'ora presenti anche in paleoarti di un certo livello, come i dromeosauridi che cacciano in branco, lotte epiche tra Tyrannosaurus rex e Triceratops sp., spinosauri quadrupedi e così via.

Il punto è che spesso ci si concentra su questioni inutili quali le dimensioni al centimetro degli animali, il loro peso al grammo o se posseggano labbra o meno, quando invece si potrebbero risolvere ed esplorare altri aspetti interessanti, come ad esempio interazioni sociali non stereotipate, inclinazione del rostro corretta di alcuni generi di teropodi, colorazioni e pattern sensati, scene di caccia non enfatizzate, coperture filamentose coerenti e così via.

A proposito di pattern...

Tra le migliaia di artisti che si cimentano nella ricostruzioni di taxa estinti veramente in pochi riescono a creare animali con colori e pattern veramente convincenti o semplicemente sensati.

Premetto che i modelli geometrici naturali (dai pattern del pelo alle forme degli alberi e dei coralli) possono essere descritti grazie agli algoritmi di reazione e diffusione di Turing.

Mantello di giaguaro (Panthera onca), esempio classico di modello a doppio attivatore basato su un algoritmo di reazione-diffusione

Esempio di algoritmo di Turing applicato all'evoluzione degli arti nei vertebrati

Non potendo prevedere dei modelli caotici così complessi non possiamo generare un pattern animale da zero ed aspettarci che esso sia accurato, ma possiamo riconoscere alcune forme e motivi ricorrenti in diverse famiglie, basti pensare ai "flecks" o alle striature nei mammiferi.

La vera sfida, in una paleoarte, è raffigurare un animale del quale non si conosce il colore con dandogli un aspetto convincente e sensato.
Spesso, l'artista di turno, giustifica molte scelte estetiche con motivazioni assolutamente insensate quali "non esistono prove quindi faccio come voglio". Seguendo questo ragionamento potremmo benissimo ipotizzare che Homotherium fosse viola. Ovviamente una paleoarte sensata cerca di colmare tali mancanze grazie all'inferenza filogenetica, con la quale si possono inferire i tratti morfologici basandosi sulla filogenesi della specie che si vuole rappresentare. 

Detto questo, possiamo anche aggiungere che diversi ricercatori di università note hanno pubblicato molteplici lavori riguardanti i pattern e i colori delle specie animali. Grazie ad alcune accortezze possiamo raffigurare un animale con una colorazione sensata (badate bene, non accurata al 100%, ma semplicemente sensata).

Se non conoscessimo l'aspetto di un babbuino...

Premessa, se nel 2023 segui ancora i ragionamenti di questo famoso meme:


E per screditare le opere dei paleoartisti usi ancora queste immagini di Kosemen:


Allora apri ResearchGate e leggiti più paper che puoi, perchè la situazione è cambiata.

I paleoartisti seguono (e sono tenuti a seguire) le ricerche attuali.
Ovviamente, essendo il record fossile incompleto per definizione, conosciamo una piccolissima parte di quella che è stata la vita passata dei vari organismi, ma questo non significa che non sappiamo nulla.

Tra tutte le conoscenze attuali una disciplina primeggia su tutte: l'Anatomia Comparata.
Il fenomeno dello shrinkwrapping (i quali effetti sono dimostrati dal grande Kosemen in alcune tavole illustrate del libro All Yesterdays) è ormai quasi totalmente scomparso grazie ad una maggiore omogeneità dei modelli anatomici animali studiati. 

Ma...c'è un "ma": per evitare di raffigurare animali "shrinkwrappati", spesso, si rappresentano esemplari estremamente "in sovrappeso". Non esiste una quantità di adipe universale, essa varia da specie a specie, e dipende da diversi fattori morfologici ed ambientali. Questo non significa che siamo autorizzati a raffigurare ogni singolo animale con diversi strati di tessuto adiposo stile tricheco.


Conclusione

Avrei voluto dire centinaia di cose ma probabilmente non ne avrò detta nessuna nel concreto, ma per compensare il tutto spesso si tende a "stringere" un po' il discorso generale.

Concludo dicendo che questi, ovviamente, sono miei pensieri, e che io stesso continuo a commettere alcuni degli errori che ho citato nel testo di questo post. 
Mi piacerebbe semplicemente vedere delle paleoarti che non siano basate sui design di Prehistoric Planet, oppure dromeosauridi solitari, o ancora assenza di cure parentali nei teropodi non aviani.

Citando le parole di un mio caro amico e collega: "Guardate lo skeletal e leggete il paper".

sabato 11 marzo 2023

Skeletal drawing di Synthetoceras tricornatus


Ricostruzione scheletrica di Synthetoceras tricornatus


INTRODUZIONE
All'inizio di quest'anno decisi di realizzare lo skeletal di un animale piuttosto bizzarro: Synthetoceras.

Prima di citare il materiale utilizzato occorre introdurre la sistematica dei protoceratidi (Protoceratidae, Marsh 1891). I protoceratidi sono una particolare famiglia di tragulini (Tragulina, Flower, 1883, anche detti traguliformi), caratterizzati da un rostro allungato e spesso ornato di elementi ossei usati come display.

Proprio questa posizione filogenetica ci permette di ricostruire questi animali con caratteristiche anatomiche abbastanza inusuali e spesso trascurate in paleoarte:

  • presenza di quattro metacarpi per mano, con secondo e quarto metcarpo allungati, e non ridotti come in Pecora (Pecora, Flower, 1883) .
  • assenza del secondo e quarto metatarso, a differenza (come già detto) dei membri di Pecora, i quali presentano ancora il secondo e il quarto dito negli arti posteriori.
  • presenza di canini, spesso ipertrofici.

MATERIALE

Il materiale più facile da trovare, e soprattutto quello che rende l'animale riconoscibile al grande pubblico, è sicuramente quello cranico.

Per cercare informazioni su Synthetoceras tricornatus e sugli animali a lui filogeneticamente vicini ho dovuto prima di tutto recuperare un bollettino cartaceo scansionato dell'American Museum of Natural History
"The Synthetoceratinae (Mammalia, Tylopoda, Protoceratidae)", Patton H.T. e Taylor B.E., 1971.

Questo articolo presenta una lunga descrizione minuziosa dei vari generi di protoceratidi scoperti fino al 1971. 
Ai fini del post ometterò le descrizioni degli altri animali, seppur a malincuore, per parlare del soggetto dello skeletal.
Nell'articolo di Patton e Taylor si possono leggere alcuni dettagli interessanti: 
sono stati trovati diversi esemplari di S. tricornatus nei depositi della Hemphillian Bone Valley, nella Contea di Polk in Florida. Il fossile più recente citato nell'articolo è un molare (secondo molare superiore, M2).


Cranio e arti anteriori
Mostro di seguito alcune tavole presenti nell'articolo:

Cranio di maschio di Synthetoceras tricornatus

Omero e mano destri di Synthetoceras tricornatus, notare la presenza del secondo e quarto metacarpale simile a quelli degli altri tragulini.



Per comprendere meglio alcune feature del cranio, come il processo mastoide decisamente ipertrofico, ho osservato questa scansione del Virtual Curation Lab di Richmond, Virginia:



Una caratteristica dei protoceratidi è l'accentuato dimorfismo sessuale: i maschi mostrano ornamenti di display sul rostro e sulla sommità del cranio, analogamente ad altre famiglie di ungulati. 

Nel paper di Patton e Taylor viene citata la mandibola di una femmina di Synthetoceras, ma del cranio non vi sono illustrazioni.

Fortunatamente, scavando un po' nel web, sono riuscito a trovare una foto scattata al Florida Museum of Natural History dall'utente "UngulateNerd92" nel forum di ZooChat (link al post). Nella foto si vede chiaramente il cranio di una femmina di Synthetoceras.

Deformando leggermente l'immagine per aggiustarne la prospettiva sono riuscito a ricavare forse l'unica reference disponibile sul web per quanto riguarda la femmina di questa specie.


Cranio di femmina di Synthetoceras tricornatus (foto di "UngulateNerd92").
Notare l'assenza della parte rostrale della mascella.

Cranio di femmina di Synthetoceras tricornatus.
A foto originale con cranio isolato in prospettiva,
B focus sul cranio della femmina nel mio skeletal (Ivan Iofrida)

Scheletro assiale e arti posteriori

Non avendo trovato informazioni o campioni nel record fossile riguardanti lo scheletro assiale ho dovuto usare l'inferenza filogenetica e fare riferimento a taxa filogeneticamente simili.


Ecco i taxa di riferimento:

Pseudoprotoceras

Syndyoceras


Per gli arti posteriori 
ho fatto riferimento principarlmente a Prosynthetoceras e Syndyceras, adattando però la tibia e il femore alle misurazioni note di S. tricornatus:
Arti posteriori di Prosynthetoceras.
Arti posteriori di Syndyceras.


Misurazioni di Synthetoceras tricornatus (letteratura varia e blog di Mauricio Antón):

Nome 

Lunghezza (cm) 

Cranio 

465 

Omero 

220 

Radio 

249 

Metacarpali 

136 

Femore 

272 

Tibia 

290 





Reference
Patton H.T., Taylor B.E., 1971, "The Synthetoceratinae (Mammalia, Tylopoda, Protoceratidae)", American Museum of Natural History, Volume 145: Article 2

Antón M., 2017, Weird and Wonderful: Reconstructing Synthetoceras, Chasing Sabertooths.

Palmer, D., ed. (1999). The Marshall Illustrated Encyclopedia of Dinosaurs and Prehistoric Animals. London: Marshall Editions. p. 273. ISBN 1-84028-152-9.

Janis, C. M., Theodor, J. M., & Boisvert, B. (2002). Locomotor evolution in camels revisited: a quantitative analysis of pedal anatomy and the acquisition of the pacing gait. Journal of Vertebrate Paleontology, 22(1), 110–121.

Geist, V. (1966). The Evolution of Horn-Like Organs. Behaviour, 27(1-2), 175–214. doi.org/10.1163/156853966x0015…

mercoledì 8 marzo 2023

Skeletal di spinosauridi: Spinosaurus aegyptiacus

 

Ricostruzione scheletrica di Spinosaurus aegyptiacus


Introduzione
Questo è il primo di una serie di skeletal dedicati agli spinosauridi (Spinosauridae, Stromer, 1915).

Sul web si possono ammirare molti diagrammi scheletrici di questa famiglia, e soprattutto di Spinosaurus aegyptiacus. Dopo la scoperta della coda "tritonesca" e dei vari dibattiti sull'ecologia di questo taxon, il numero di paleoarti e i diagrammi scheletrici, è schizzato alle stelle.

In attesa di "nuove notizie" dal Kem Kem ho deciso di realizzare un diagramma scheletrico basato sul materiale al momento disponibile.


Materiale
  • L'olotipo di Stromer:
Spinosaurus fu descritto da Ernst Stromer nel 1915, ed il materiale dell'olotipo, per riassumere la faccenda, è andato distrutto nella notte del 24/25 aprile del 1944 durante i bombardamenti da parte dell'esercito inglese ai danni della città di Monaco.

Tutto quello che ci rimane è una serie di illustrazioni dettagliate dei resti descritti da Stromer.
Tavola 1, olotipo di Spinosaurus aegyptiacus (Stromer, 1915).


Tavola 2, olotipo di Spinosaurus aegyptiacus (Stromer, 1915).

Nonostante le illustrazioni raggiungano livelli di dettaglio piuttosto elevati va tenuto in considerazione il margine di errore che si presenta se si valuta l'accuratezza di un'illustrazione realizzata a mano. 
Altro aspetto fondamentale è la ricostruzione di alcuni processi vertebrali le cui parti frammentarie sono state ricomposte per formare una sagoma il più omogenea possibile, la quale mostra, però, alcune incongruenze che lasciano presagire una diversa forma dell'elemento.

  • Il minuscolo ungueale:
Nel 2018, i paleontologi italiani Simone Maganuco e Cristiano Dal Sasso, descrissero un piccolo ungueale proveniente dal gruppo Kem Kem appartenente a un probabile "pulcino" di Spinosaurus.

Ungueale di giovane di Spinosaurus (da "The smallest biggest theropod dinosaur: a tiny pedal ungual of a juvenile Spinosaurus from the Cretaceous of Morocco", Maganuco S., Dal Sasso, C. 2018. (articolo))


La morfologia dell'ungueale lascia presagire uno stile di vita simile a quello degli adulti, dunque ho deciso di raffigurarlo con un'anatomia piuttosto simile a quella dl genitore, ma riducendo i caratteri di "display".
Inoltre ho applicato alcuni rapporti dimensionali tipici dei teropodi ed in generale dei cuccioli dei vertebrati, ovvero una tibia più lunga in relazione alle dimensioni corporee, una riduzione delle aree di ancoraggio dei muscoli attivati durante le rotazioni della mandibola e un rapporto maggiore tra le dimensioni della testa e dell'occhio.
Ricostruzione scheletrica di Spinosaurus aegyptiacus in stadio ontogenetico adulto e giovane

  • Il rostro di Milano:
Il materiale più importante e significativo attualmente disponibile che ci aiuta a ricostruire la morfologia cranica di S. aegyptiacus è sicuramente il rostro custodito al Museo Civico di Storia Naturale di Milano.

Rostro di Spinosaurus custodito al Museo Civico di Storia Naturale di Milano. Il rostro appartiene all'esemplare MSNM V4047 (Dal Sasso et al., 2005).


Nonostante si abbia relativamente poco materiale per quanto riguarda il basicranio, gli altri spinosauridi possono aiutarci a comprendere alcune feature anatomiche del cranio. 

Il cranio di Irritator challengeri, uno spinosauride spinosaurino, mostra una caratteristica molto particolare comune agli spinosauridi, ovvero un'inclinazione piuttosto accentuata del rostro.
Cranio di Irritator challengeri. Le linee rosse mostrano l'inclinazione tra il rostro e l'osso giugale.
(Scansione 3D scaricata da MorphoSource. Schade et al. 2022.)
  • La coda "tritonesca":
Nel 2020 uscì uno studio sulla rivista Nature intitolato "Tail-propelled aquatic locomotion in a theropod dinosaur" (articolo), pubblicato da Nizar Ibrahim e molti altri autori, tra i quali vediamo nomi già noti nel mondo paleontologico italiano, ovvero Simone Maganuco, Cristiano Dal Sasso, Matteo Fabbri, Marco Auditore, Gabriele Bindellini e Davide Bonadonna. Altri autori che hanno partecipato allo studio David M. Martill, Samir Zouhri, Diego A. Mattarelli, David M. Unwin, Jasmina Wiemann, Ayoub Amane, Juliana Jakubczak, Ulrich Joger, George V. Lauder & Stephanie E. Pierce.

In questo articolo viene descritta la coda quasi completa di S. aegyptiacus, la quale presenta una forma vagamente appiattita e con processi vertebrali e chevrons allungati.
A-B Ricostruzione del materiale della coda (Marco Auditore), C Focus della coda del mio diagramma scheletrico (Ivan Iofrida).



  • Altri esemplari:
Trovare materiale riferito a Spinosaurus è abbastanza difficile, e spesso ci si imbatte in alcune ambiguità. Ad esempio è molto dibattuta la questione delle vertebre cervicali di Spinosaurus:
L'olotipo di S. aegyptiacus ha preservato solo due vertebre cervicali anteriori. Un genere controverso di spinosaurino classificato come Sigilmassasaurus (conosciuto per una serie di vertebre cervicali posteriori e di cervicodorsali) è, alle volte, considerato sinonimo di Spinosaurus. La questione rimane dibattuta, dato che i materiali dei due taxa non sono sovrapponibili (l'intera questione è spiegata accuratamente in questo post di Theropoda Blog, del paleontologo Andrea Cau).

Nello studio pubblicato da Paul Sereno e colleghi nel 2022 "Spinosaurus is not an aquatic dinosaur" (articolo), viene mostrato uno scheletro con le diverse parti riferite agli esemplari conosciuti ben evidenziate. Per non cavillare troppo sulla questione di Sigilmassasaurus brevicollis ho scelto di fare riferimento al materiale mostrato nel paper (ringrazio inoltre il Sereno lab che ha accettato la richiesta di download del modello 3D dal sito MorphoSource).
Scheletro mostrato nello studio di Sereno et al., 2022.


  • La forma della vela:
Allo stato attuale delle cose vi sono diverse interpretazioni della silhouette della "vela" formata dalle spine neurali delle vertebre dorsali di Spinosaurus:

La versione proposta dal team italiano composto da Dal Sasso, Maganuco, Bonadonna, Auditore, Bindellini, Fanti e altri (in collaborazione con Ibrahim) presenta una silhouette che mostra una sorta di concavità nella zona centrale.

La proposta di Sereno, invece, è più classica, e presenta una forma vagamente semicircolare.

La silhouette della "vela" non è al momento conosciuta in quanto la sequenza delle vertebre dorsali è incompleta. 

Per la realizzazione del mio skeletal ho optato per una silhouette più conservativa, ispirata a quella mostrata da Sereno. Solo il tempo e nuove scoperte potranno rivelarci la vera forma di questo elemento.

 

Reference
Smyth, Robert S.H.; Ibrahim, Nizar; Martill, David M., 2020, Sigilmassasaurus is Spinosaurus: A reappraisal of African spinosaurines. Cretaceous Research. 114: 104520. doi:10.1016/j.cretres.2020.104520. S2CID 219487346.

Sereno, P., C., et al., 2022, Spinosaurus is not an aquatic dinosaur, DOI: https://doi.org/10.7554/eLife.80092

Dal Sasso, C., Maganuco, S., 2018, The smallest biggest theropod dinosaur: a tiny pedal ungual of a juvenile Spinosaurus from the Cretaceous of Morocco, DOI: 10.7717/peerj.4785

Ibrahim, N., et al., 2020, Tail-propelled aquatic locomotion in a theropod dinosaur, DOI: https://doi.org/10.1038/s41586-020-2190-3