Introduzione
Skeletal drawing dell'olotipo di Andrewsarchus mongoliensis.
Ultimamente ho realizzato e pubblicato uno skeletal di Andrewsarchus, un artiodattilo piuttosto enigmatico.
Stiamo parlando di uno dei più grandi mammiferi predatori terrestri mai esistiti, con un peso stimato di circa 1700 kg. L'altezza al garrese è ignota, dato che non si ha nessun elemento postcranico dell'animale.
Andrewsarchus mongoliensis è una specie rappresentata da un unico cranio trovato in Mongolia e descritto da Osborn nel 1924.
Illustrazione di Osborn, 1924 |
In questo testo si discuterà sul possibile aspetto di questo animale e come abbia influenzato la realizzazione dell'artwork finale.
La mandibola di Andrewsarchus?
L'unico fossile noto di Andrewsarchus mongoliensis è un cranio quasi completo (completo se le ossa mancanti da un lato vengono sostituite con la propria controparte simmetrica rispetto all'asse longitudinale del cranio) proveniente dalla Mongolia, Formazione Irdin Manha.
Un'altra specie basata su resti frammentari, Andrewsarchus crassum, è stata istituita nel 1977.
Un genere istituito nel 1959 da Chow, però, potrebbe essere con grande probabilità un sinonimo junior di Andrewsarchus (O'Leary, 1998). Il genere in questione è Paratriisodon, e fortunatamente il suo record fossile comprende una porzione della mandibola, in particolare tutto il ramo orizzontale.
Mandibola di Paratriisodon henanensis |
Equazioni inverse per ottenere le dimensioni generali del corpo
Per provare ad ottenere le dimensioni generali di Adrewsarchus ho utilizzato una formula inversa applicata ad un modello standard di entelodonte. Per ottenere la massa ho utilizzato i metodi descritti da Engelman (2022). La OCW (occipital condyles width) del cranio risulta circa pari a 21,1 cm.
Utilizzando un modello di regressione del paper (con leggero overfitting), si ottiene una massa che può essere approssimata a un numero tondo che può variare da circa 1152 a 1900 kg.Scalando i crani di vari entelodonti alla lunghezza condilobasale di Andrewsarchus otteniamo una OCW media di circa 18 cm. Entrambi i casi superano il logaritmo naturale di valore 5, e rientrano nello stesso range di massa.
La OCW misurata su un cranio di ippopotamo (DUNUC 1990, SL = 60 cm) risulta di 16,28 cm. Considerando il range dimensionale di Hippopotamus amphibius possiamo arrivare facilmente a lunghezze del cranio di circa 68 cm e OCW di 18 cm. Questo significa che un grosso ippopotamo può pesare quanto un entelodontide pur avendo un cranio mediamente più corto.
Facendo un rapporto tra lunghezza del cranio e lunghezza totale dell'animale con coda esclusa, otteniamo per gli entelodontidi un valore di circa 0,269 (84,6/314 cm, misurato su Daeodon), mentre per gli ippopotami abbiamo un rapporto di 0,21 (65/300 cm). Gli ippopotami hanno uno scheletro assiale, dunque, più lungo in proporzione rispetto agli entelodontidi, compensando però, con appendici scheletriche relativamente corte. Oltre all'utilizzo dell'inferenza filogenetica si deve fare attenzione anche alla paleobiologia dell'animale. Purtroppo, non avendo lo scheletro postcranico di Andrewsarchus, non si hanno molte informazioni sul suo comportamento. La struttura ei denti, come suggerito da Szalay e Gould (1966), indica una probabile dieta onnivora, simile a quella degli entelodontidi.
Lo studio di Rivals et al., (2023), propone, tramite analisi dei caratteri di adattamento morfo-fisiologici e analisi della struttura dei denti, che gli entelodontidi fossero generalmente degli animali onnivori, ma non dei predatori attivi come si è sempre inferito in passato. Lo studio è comunque parzialmente limitato ad Entelodon, e il record fossile di animali come Archaeotherium mostrano probabili scenari di predazione più o meno attiva. Non è ancora chiara quale fosse la posizione di questi animali all'interno delle reti trofiche dei rispettivi ambienti, ma è quasi certo che la loro dieta fosse onnivora, analogamente ad altri artiodattili come i suidi.
La morfologia dei denti e la posizione filogenetica attuale di Andrewsarchus ci permettono quindi di ipotizzare uno stile di vita simile a quello degli entelodontidi, escludendo quindi, per il momento, adattamenti allometrici alla vita acquatica.
Reference
Nessun commento:
Posta un commento